Processo di internazionalizzazione: le 4 fasi essenziali
Per molte aziende i sogni di gloria sembrano non realizzarsi mai. Il mercato locale è saturo e, anche di fronte a prodotti di altissima qualità, non è facile trovare uno spiraglio in cui concentrare i propri sforzi di vendita. Però, quando l’export sembra l’unica soluzione, è bene studiare con attenzione le fasi essenziali del processo di internazionalizzazione; evitare di fare un pericoloso salto nel vuoto e, al contrario, impostare una strategia di export efficace fin dai primi step.
Cosa ti ha portato al processo di internazionalizzazione?
Prima di intraprendere una direzione qualsiasi nel mondo dell’export è necessario comprendere quale sia il tipo di spinta (sia essa positiva o negativa) che la tua azienda sta ricevendo.
Qual è il vero motivo per cui è necessario provare la via dell’export? Se la scelta di esportare è dettata da problemi interni all’azienda allora è meglio frenare il proprio entusiasmo e correggere le complicazioni, prima di proseguire nel processo di internazionalizzazione.
Filiale
Con il termine filiale s’intende, nell’ambito dell’export, una sede secondaria di una più vasta organizzazione, situata in una zona lontana dalla sede principale. La differenza con un ufficio amministrativo o una succursale risiede nel fatto che la filiale commerciale ha una totale indipendenza dal punto di vista giuridico dall’impresa originaria. La filiale ti permette di operare autonomamente sul territorio estero, avendo rapporti diretti con i clienti , migliorando la conoscenza del mercato ed eliminando gli intermediari. Ci sono però dei costi elevati, in quanto è necessario entrare in possesso di una sede fisica, di dipendenti e di tutto quanto ne consegue. Non da meno è il rischio imprenditoriale.
Produzione all’estero
Spostando parte della propria produzione all’estero, l’azienda acquista un carattere globale: la presenza diretta sul territorio estero permette una serie di vantaggi dal punto di vista commerciale, potendo contare sulla massima autonomia locale e permette di accumulare una vasta conoscenza del mercato obiettivo. Più ancora della filiale, spostare la produzione significa molti rischi e grossi investimenti.
Export diretto
Nell’export diretto l’azienda colloca un proprio ufficio o una risorsa direttamente nel mercato obiettivo: questo comporta rischi e investimenti limitati, ma consente un controllo pressoché totale sulla strategia di marketing e l’acquisizione di una discreta parte dell’expertise necessaria all’avviamento di future operazioni di export.
Export indiretto
Un’azienda fa export indiretto quando l’entrata nei mercati internazionali è affidata ad intermediari, società o agenti che ne regolano la distribuzione. Questo metodo è quello che comporta meno rischi in assoluto perché ci si affida ad esperti del settore in un rapporto contrattuale. Se è vero che l’azienda acquisisce solo una piccola parte dell’esperienza di export, è anche vero che gli investimenti sono bassi e le possibilità di successo più alte grazie alla guida di un professionista dell’export.
Molte altre aziende hanno avuto lo stesso dilemma in passato: come capire qual è l’operazione più adatta al tuo business? Filiale, sede produttiva, export diretto o indiretto? Guarda come gli altri hanno affrontato e risolto diversi problemi aziendali grazie a un’ottima strategia di export, potresti trovare l’esempio più calzante per la tua impresa!